La gestione di una band
Organizzare, ispirare, divertirsi
di Sandro Benetti
per commenti scrivete a info@thepinkwall.it
SECONDA PUNTATA
I ruoli in un gruppo musicale
Un gruppo musicale nasce e si sviluppa su tre capisaldi:
- l’ambiente fisico, inteso come il luogo delle prove, dove si tengono gli strumenti musicali e l’impianto di amplificazione, e i luoghi dove si tengono concerti;
- l’atmosfera che si respira, che è generata dai vari componenti del gruppo e principalmente dalla guida, chiamata ad ispirare il modus operandi;
- la coscienza di ogni componente, “il Grillo Parlante di Pinocchio”, intesa come quella vocina interiore che ci giudica in modo sicuro e infallibile.
Mi è capitato una volta di conoscere la guida di un gruppo locale. Un ragazzo di bella presenza che suonava la chitarra solista e per il quale il volume dal vivo non era mai abbastanza alto. Possedeva super pedaliera, un ego ben alterato e un fare da duro e insensibile che trasmetteva al resto della band, la quale si comportava di conseguenza e che era ragione di tante conflittualità. Avere una visione da padre-padrone sovente è causa diretta di incomprensioni e fallimenti.
Una guida deve imparare a gestire un gruppo con amore e distacco. È suo compito rapportarsi con l’ambiente fisico, curare e fare in modo che l’aria che si respira sia sana e, non da ultimo, conoscere i membri del proprio gruppo per agire in maniera efficace.
Ma prima di arrivare a conoscere la band, deve conoscere bene se stesso.
Ogni gruppo musicale ha la sua finalità, che di solito coincide con il poter esibirsi in pubblico anche dietro un rimborso più o meno consistente. Per ottenere questo scopo c’è bisogno che ogni protagonista del gruppo abbia uno o piu’ ruoli ma specifici. C’è bisogno di una guida che sia anche musicista, di un altro componente che sia anche fonico, ovvero che abbia le competenze di quelle figure che sembrano secondarie solo perché non salgono sul palco, ma che sono fondamentali per la riuscita dell’esibizione. Più il clima che si respira all’interno è positivo e propositivo, più i ruoli coperti dai componenti della band saranno efficaci e più facilmente si raggiungeranno gli scopi comuni.
Per un gruppo musicale vale la regola che e’ meglio compiere il proprio dovere anche se in modo imperfetto, che compiere perfettamente quello degli altri. Ogni componente della formazione deve avere il proprio ruolo e le proprie responsabilità, che deve portare avanti senza improvvisarsi. In questo modo la formazione musicale sarà più armonica. Ogni persona dev’essere consapevole delle proprie capacità e qualità, ma anche delle proprie lacune. Se riusciamo a metterci nell’ordine di idee di collocarci in un’adeguata posizione, si riesce a cogliere il successo personale e questo contribuisce in maniera positiva al progetto musicale. Se un componente del gruppo musicale vuol fare da guida senza averne le capacità, quasi certamente farà un buco nell’acqua. Dalla mia esperienza personale questo e' accaduto piu' volte.
Per imparare a guidare gli altri anzitutto dobbiamo imparare a gestire noi stessi. Dobbiamo capire quali sono le nostre lacune e limiti e portare a maturazione e valorizzare ancor di più le nostre qualità positive. La guida deve avere forza e fiducia nelle proprie capacità e sicurezza sugli obiettivi da raggiungere. Dev’essere affidabile, credibile, onesto e leale. Queste caratteristiche genereranno stima nei suoi confronti. Deve avere una moralità stabile e pratica nel seguire le regole senza contraddizioni, con una capacità di “vedere il mondo con gli occhi degli altri”, in modo da ridurre le incomprensioni.
Differenza tra leader e front-man
“Front man” è un termine anglosassone che significa “uomo del fronte” oppure meglio “prestanome”, in ambito musicale pop-rock indica il componente più esposto al pubblico, soprattutto in ambiente live. Per esempio, nei Queen il front man era il carismatico Freddie Mercury, mentre per i Rolling Stone è il longevo Mick Jagger, oppure Bono negli U2 o Mark Knopfler per i Dire Straits.
Occorre considerare che molti gruppi non avevano un front man di ruolo, come per esempio i Beatles, dove John Lennon e Paul McCartney condividevano questo incarico.
Il front man è l’uomo carismatico più esposto della band, che durante i live si trova sul palco nella posizione più visibile al pubblico e diventa così l’uomo-immagine. Non è detto però che il front man sia anche la guida: per il gruppo Van Halen il front man era il chitarrista David Lee Roth, mentre la guida era Eddie Van Halen, così come nei Rolling Stone, Mick Jagger condivide la leadership con il chitarrista Keith Richards.
La guida è colui che sa guidare un gruppo di musicisti e lavora con loro per perseguire dei risultati. “Guida” è una parola importante, affascinante. Nel corso della storia di guide ce ne sono state parecchie. Possiamo ricordare alcuni nomi in varie epoche: Giulio Cesare, che oltre ad essere ricordato per le sue conquiste e le sue capacità di condottiero, introdusse molte innovazioni come il calendario, la crittografia, la coniazione di monete d’oro, grandiose opere di ingegneria, le stazioni di posta per il cambio dei cavalli lungo le vie consolari; Cavour, vero maestro della diplomazia, il quale intuì che solo attraverso il sostegno delle grandi potenze straniere si poteva realizzare l’indipendenza italiana, cosa che lo fece diventare un leader europeo; Napoleone, che nonostante il suo aspetto fisico riuscì a guidare non solo un esercito, ma un intero popolo. I suoi insegnamenti sono ancora validi: “Per giungere alla testa di un esercito, devi avere una gran capacità di conoscere gli uomini”, e così tanti altri Marx, Stalin, Churchill, Mussolini, Hitler, Gandhi e fra gli americani, Washington, Lincoln e F.D. Roosevelt.
Tutte queste guide avevano caratteristiche diverse e agirono con modalità diverse in tempi diversi. Senza dubbio lasciarono un’impronta indelebile nella Storia internazionale e furono esempi straordinari di leadership, che occuparono la posizione più elevata di un’organizzazione, guidando nel bene e nel male una nazione e un popolo.
La parola “guida” ne racchiude altre, come “condurre”, “dirigere”, “accompagnare”, cioè identifica una persona che si mette davanti a un gruppo e accompagna coloro che lo seguono attraverso un viaggio straordinario in continua evoluzione e trasformazione anche interiore. Prendendo in esame la Storia, la guida si può declinare in tre modi:
- il dittatore, che impone semplicemente le sue idee e decisioni anche con la forza, senza ascoltare nessun altro parere, segue il proprio istinto e la propria volontà, decidendo quando e come agire;
- il democratico, che chiede e ottiene la partecipazione degli altri. In lui predomina la comprensione, la comunicazione, la motivazione. In questo caso i componenti del gruppo prendono parte al processo decisionale, vengono coinvolti nel progetto e questo aiuta la guida a fare in modo che gli obiettivi di ciascun individuo coincidano con quelli comuni; questo approccio motiva tutto il gruppo, rende il lavoro più complesso, ma anche più entusiasmante e coinvolgente;
- il delegante, che lascia operare i seguaci dopo un periodo di addestramento. In lui predomina il controllo. È il gruppo che sa come e cosa deve fare e agisce lasciando alla guida la sola responsabilità delle decisioni che saranno prese.
Non inserirei la guida in nessuna di queste tre: il dittatore viene rovesciato al primo insuccesso, il democratico viene sostituito dalla collettività quando questa vede la guida non piu’ a contatto con la realta’ e il delegante viene messo da parte quando “non serve più”. Nel prossima puntata ci renderemo conto che la figura di una guida non può ispirarsi a un solo stile di comando.
I ruoli in un gruppo musicale
Un gruppo musicale nasce e si sviluppa su tre capisaldi:
- l’ambiente fisico, inteso come il luogo delle prove, dove si tengono gli strumenti musicali e l’impianto di amplificazione, e i luoghi dove si tengono concerti;
- l’atmosfera che si respira, che è generata dai vari componenti del gruppo e principalmente dalla guida, chiamata ad ispirare il modus operandi;
- la coscienza di ogni componente, “il Grillo Parlante di Pinocchio”, intesa come quella vocina interiore che ci giudica in modo sicuro e infallibile.
Mi è capitato una volta di conoscere la guida di un gruppo locale. Un ragazzo di bella presenza che suonava la chitarra solista e per il quale il volume dal vivo non era mai abbastanza alto. Possedeva super pedaliera, un ego ben alterato e un fare da duro e insensibile che trasmetteva al resto della band, la quale si comportava di conseguenza e che era ragione di tante conflittualità. Avere una visione da padre-padrone sovente è causa diretta di incomprensioni e fallimenti.
Una guida deve imparare a gestire un gruppo con amore e distacco. È suo compito rapportarsi con l’ambiente fisico, curare e fare in modo che l’aria che si respira sia sana e, non da ultimo, conoscere i membri del proprio gruppo per agire in maniera efficace.
Ma prima di arrivare a conoscere la band, deve conoscere bene se stesso.
Ogni gruppo musicale ha la sua finalità, che di solito coincide con il poter esibirsi in pubblico anche dietro un rimborso più o meno consistente. Per ottenere questo scopo c’è bisogno che ogni protagonista del gruppo abbia uno o piu’ ruoli ma specifici. C’è bisogno di una guida che sia anche musicista, di un altro componente che sia anche fonico, ovvero che abbia le competenze di quelle figure che sembrano secondarie solo perché non salgono sul palco, ma che sono fondamentali per la riuscita dell’esibizione. Più il clima che si respira all’interno è positivo e propositivo, più i ruoli coperti dai componenti della band saranno efficaci e più facilmente si raggiungeranno gli scopi comuni.
Per un gruppo musicale vale la regola che e’ meglio compiere il proprio dovere anche se in modo imperfetto, che compiere perfettamente quello degli altri. Ogni componente della formazione deve avere il proprio ruolo e le proprie responsabilità, che deve portare avanti senza improvvisarsi. In questo modo la formazione musicale sarà più armonica. Ogni persona dev’essere consapevole delle proprie capacità e qualità, ma anche delle proprie lacune. Se riusciamo a metterci nell’ordine di idee di collocarci in un’adeguata posizione, si riesce a cogliere il successo personale e questo contribuisce in maniera positiva al progetto musicale. Se un componente del gruppo musicale vuol fare da guida senza averne le capacità, quasi certamente farà un buco nell’acqua. Dalla mia esperienza personale questo e' accaduto piu' volte.
Per imparare a guidare gli altri anzitutto dobbiamo imparare a gestire noi stessi. Dobbiamo capire quali sono le nostre lacune e limiti e portare a maturazione e valorizzare ancor di più le nostre qualità positive. La guida deve avere forza e fiducia nelle proprie capacità e sicurezza sugli obiettivi da raggiungere. Dev’essere affidabile, credibile, onesto e leale. Queste caratteristiche genereranno stima nei suoi confronti. Deve avere una moralità stabile e pratica nel seguire le regole senza contraddizioni, con una capacità di “vedere il mondo con gli occhi degli altri”, in modo da ridurre le incomprensioni.
Differenza tra leader e front-man
“Front man” è un termine anglosassone che significa “uomo del fronte” oppure meglio “prestanome”, in ambito musicale pop-rock indica il componente più esposto al pubblico, soprattutto in ambiente live. Per esempio, nei Queen il front man era il carismatico Freddie Mercury, mentre per i Rolling Stone è il longevo Mick Jagger, oppure Bono negli U2 o Mark Knopfler per i Dire Straits.
Occorre considerare che molti gruppi non avevano un front man di ruolo, come per esempio i Beatles, dove John Lennon e Paul McCartney condividevano questo incarico.
Il front man è l’uomo carismatico più esposto della band, che durante i live si trova sul palco nella posizione più visibile al pubblico e diventa così l’uomo-immagine. Non è detto però che il front man sia anche la guida: per il gruppo Van Halen il front man era il chitarrista David Lee Roth, mentre la guida era Eddie Van Halen, così come nei Rolling Stone, Mick Jagger condivide la leadership con il chitarrista Keith Richards.
La guida è colui che sa guidare un gruppo di musicisti e lavora con loro per perseguire dei risultati. “Guida” è una parola importante, affascinante. Nel corso della storia di guide ce ne sono state parecchie. Possiamo ricordare alcuni nomi in varie epoche: Giulio Cesare, che oltre ad essere ricordato per le sue conquiste e le sue capacità di condottiero, introdusse molte innovazioni come il calendario, la crittografia, la coniazione di monete d’oro, grandiose opere di ingegneria, le stazioni di posta per il cambio dei cavalli lungo le vie consolari; Cavour, vero maestro della diplomazia, il quale intuì che solo attraverso il sostegno delle grandi potenze straniere si poteva realizzare l’indipendenza italiana, cosa che lo fece diventare un leader europeo; Napoleone, che nonostante il suo aspetto fisico riuscì a guidare non solo un esercito, ma un intero popolo. I suoi insegnamenti sono ancora validi: “Per giungere alla testa di un esercito, devi avere una gran capacità di conoscere gli uomini”, e così tanti altri Marx, Stalin, Churchill, Mussolini, Hitler, Gandhi e fra gli americani, Washington, Lincoln e F.D. Roosevelt.
Tutte queste guide avevano caratteristiche diverse e agirono con modalità diverse in tempi diversi. Senza dubbio lasciarono un’impronta indelebile nella Storia internazionale e furono esempi straordinari di leadership, che occuparono la posizione più elevata di un’organizzazione, guidando nel bene e nel male una nazione e un popolo.
La parola “guida” ne racchiude altre, come “condurre”, “dirigere”, “accompagnare”, cioè identifica una persona che si mette davanti a un gruppo e accompagna coloro che lo seguono attraverso un viaggio straordinario in continua evoluzione e trasformazione anche interiore. Prendendo in esame la Storia, la guida si può declinare in tre modi:
- il dittatore, che impone semplicemente le sue idee e decisioni anche con la forza, senza ascoltare nessun altro parere, segue il proprio istinto e la propria volontà, decidendo quando e come agire;
- il democratico, che chiede e ottiene la partecipazione degli altri. In lui predomina la comprensione, la comunicazione, la motivazione. In questo caso i componenti del gruppo prendono parte al processo decisionale, vengono coinvolti nel progetto e questo aiuta la guida a fare in modo che gli obiettivi di ciascun individuo coincidano con quelli comuni; questo approccio motiva tutto il gruppo, rende il lavoro più complesso, ma anche più entusiasmante e coinvolgente;
- il delegante, che lascia operare i seguaci dopo un periodo di addestramento. In lui predomina il controllo. È il gruppo che sa come e cosa deve fare e agisce lasciando alla guida la sola responsabilità delle decisioni che saranno prese.
Non inserirei la guida in nessuna di queste tre: il dittatore viene rovesciato al primo insuccesso, il democratico viene sostituito dalla collettività quando questa vede la guida non piu’ a contatto con la realta’ e il delegante viene messo da parte quando “non serve più”. Nel prossima puntata ci renderemo conto che la figura di una guida non può ispirarsi a un solo stile di comando.